martedì 28 marzo 2017

NUOVA INIZIATIVA: LE INTERVISTE DI DIANA MISTERA

Ciao a tutti,
con questo post do' inizio ad una nuova rubrica: Le interviste di Diana Mistera.
Ringrazio Francesca Noto per avermi fatto da cavia per questo esperimento.
L'idea di questa nuova rubrica è quella di intervistare l'autore / autrice, dopo che ho letto e recensito i loro libri, di modo da avere un'intervista piuttosto personalizzata sia per me che la faccio che per l'autore/autrice che risponde alle mie domande.
Se volete un intervista e ho recensito il vostro libro, potete contattarmi a diana.mistera@gmail.com

Ho letto e recensito il romanzo di debutto di Francesca Noto,  IL SEGNO DELLA TEMPESTA. La mia recensione la trovate QUI.

 Adesso ecco a voi l'intervista. Buona lettura.

INTERVISTA A FRANCESCA NOTO, AUTRICE DEL ROMANZO FANTASY ROMANCE IL SEGNO DELLA TEMPESTA.


Ciao Francesca parlaci un po' di te. Chi é Francesca Noto? Oltre a scrivere cosa fai?
Ciao, Diana, e innanzitutto grazie di avermi accolto in questo spazio tutto nuovo! 😃 Chi è Francesca Noto, mi chiedi... Potrei dirti che sono una mamma a tempo pieno, una traduttrice per professione e passione, un’amazzone che ha cominciato ad andare a cavallo a 11 anni e non ha più smesso, e una donna (mi sarebbe venuto istintivamente da scrivere “ragazza”, anche se vado per 40...) che ogni giorno è fiera di lottare con il coltello tra i denti per raggiungere e vivere i suoi sogni... ma con il sorriso sulle labbra. Sempre.

Quando nasce la tua passione per la scrittura?
In realtà è nata molto presto, nella mia vita. Ho sempre amato leggere, da quando ho scoperto che tutte quelle letterine messe insieme formavano meravigliose storie... E presto ho compiuto il passo successivo: “E se la scrivessi io, una storia?”. Il primo “romanzo”, chiamiamolo così per gentilezza, è uscito fuori che avevo undici anni. Potremmo definirlo un fantasy... (qui, se fossimo in una sitcom, partirebbero probabilmente le risate di sottofondo!)

Perché hai scelto di scrivere Fantasy?
Fondamentalmente perché è un genere che mi permette di uscire dai confini stretti della realtà e offrire ai lettori il messaggio che voglio dare in modo più fantasioso. Da questo punto di vista, sebbene ami ogni sottogenere del fantastico, è l’urban fantasy quello che sento più nelle mie corde: si parte dalla realtà, ma poi ci si può giocare stravolgendola a piacimento, e mettendoci dentro quello che si desidera. Nel caso del mio esordio, per esempio, l’urban fantasy “Il segno della tempesta”, c’è di mezzo la mitologia norrena, di cui sono appassionata da sempre...

Che tipo di background hai alle spalle?
Vediamo... Ho alle spalle cinque anni di liceo classico (il mitico “Giulio Cesare” di cui cantava Antonello Venditti negli anni ’80), una laurea in archeologia che non mi è servita a molto ma mi ha fatto vivere quattro anni tra i più belli della mia vita, un paio d’anni in una casa editrice specializzata in riviste di videogiochi e quasi vent’anni di traduzioni. L’esperienza come autrice è recentissima, sebbene, come ti dicevo, abbia sempre scritto fin da quando ero ragazzina. Ma scrivevo più che altro per me stessa, senza poter immaginare che quel famoso “romanzo nel cassetto” che se ne stava lì da dieci anni potesse un giorno fare il suo outing, per così dire. E darmi tante soddisfazioni.

IL SEGNO DELLA TEMPESTA è pubblicato da Astro Edizioni, ci dici come è nato questo libro?
Come ho accennato, “Il segno della tempesta” era un Libro nel Cassetto. Di quelli che scrivi perché senti di doverlo fare, ma che non immagini avranno mai i loro cinque minuti di gloria. Fatto sta che questo romanzo è nato così, quasi per caso, nel lontano 2000, dopo un viaggio in Florida. Volevo catturare quelle atmosfere suggestive, le sensazioni che avevo provato, e un po’ di quello che sentivo io in quel periodo, ancora molto incerta sulla strada da intraprendere. Tra una cosa e l’altra, la prima stesura è finita nel 2006. E tutto si sarebbe chiuso lì, se quasi dieci anni dopo, lavorando a tutt’altro progetto con Francesca Costantino, la mia editrice, lei non avesse scoperto che avevo un romanzo finito e mai pubblicato. L’ha letto, ci ha visto delle potenzialità e ha creduto in me più di quanto non ci credessi io stessa. L’abbiamo riscritto, a quel punto, e la seconda stesura ha visto la luce ad aprile del 2016. Esordio al Romics di quell’anno, tutto esaurito in un giorno: non ci volevo credere!

Quale sono state le difficoltà a cui sei andata incontro durante la stesura del romanzo?
La prima stesura è andata molto per conto suo: scrivevo solo per me e non ho avuto grandi dubbi. La seconda è stata più complicata, sia per il fatto che avevo molto meno tempo per scrivere (il lavoro come traduttrice e due bambine piccole mi hanno portato a scrivere praticamente solo di sera tardi e all’alba...), sia perché avevo tutt’altra visione della storia e l’ho dovuta sistemare parecchio, aggiungendo personaggi, approfondendo dei punti della trama e cambiando tanti passaggi. Alla fine, del nucleo iniziale è rimasto ben poco, sebbene si avverta ancora, secondo me, la stratificazione del lavoro (e non so se sia un bene, ma è andata così!).

Ho letto e recensito il tuo libro IL SEGNO DELLA TEMPESTA, vi ho trovato elementi della mitologia Norrena, quando è nata in te la passione per questi argomenti e perché?
Adoro la mitologia norrena e credo di essermene iniziata a interessare studiando epica e storia alle scuole medie. Ho letto l’Edda a quattordici anni e credo che fosse l’epicità di quei racconti, la forza espressiva drammatica di certi personaggi, e il messaggio finale di speranza che davano: Ragnarök visto come una fine inevitabile, ma al tempo stesso necessaria per l’inizio di un nuovo ciclo.

Quale è stato il personaggio più difficile da strutturare ne IL SEGNO DELLA TEMPESTA?
Senza dubbio l’antagonista, Niklas Laine. A molti lettori è piaciuto, il che mi ha fatto piacere, considerando che invece io ero molto dubbiosa su di lui; in tanti mi hanno detto che avrebbero voluto vederlo di più, e maggiormente sviluppato. E lo so, me ne rendo conto: faccio tanta fatica, io, con i “cattivi”, a differenza di molti altri! C’è chi mi ha chiesto uno “spin-off” dedicato a lui... Chissà, magari in futuro...

Quanto di autobiografico c'è ne IL SEGNO DELLA TEMPESTA? Leggendo il tuo libro ho pensato che senz'altro le Everglades ed il ranch siano elementi che hai vissuto davvero. Mi sono sbagliata?
No, non ti sei sbagliata! Il personaggio di Lea è parecchio autobiografico, considerando che inizialmente avevo scritto il romanzo in prima persona e dal suo punto di vista: era un’altra me che al tempo aveva la mia stessa età e cercava il suo posto nel mondo. Adesso la considero una specie di “sorellina minore” che quel posto, come me, l’ha trovato. Le Everglades sono il luogo che più amo della Florida, dove in effetti l’idea di questo romanzo è nata. E il ranch... non esiste davvero, ma è, se vogliamo, la “summa” di tutti i maneggi che ho frequentato nel corso della vita. O forse quello che avrei messo su io, se ne avessi avuto la possibilità!

Ci vuoi svelare qualche aneddoto?
A parte il fatto che per tre mesi mi sono svegliata alle cinque pur di consegnarlo in tempo (e sforando anche sulla data di consegna)? Be’, c’è anche la buffa storia delle scene erotiche inesistenti... Insomma, secondo la mia editrice nella prima stesura neanche si capiva se i protagonisti consumavano... (“Francè, ma farlo capire un po’ di più? Non dico tanto, eh...”). Su questa cosa ancora ci ridiamo, io e Francesca, a tutte le fiere dove ci ritroviamo! Ah, per chi se lo chiedesse, sì, il “problema” è stato (più o meno) risolto!

Progetti futuri? Vuoi darci qualche anticipazione?
Volentieri! Chi mi conosce lo sa, al momento sto lavorando alla stesura di un secondo romanzo, che, se tutto va bene, dovrebbe vedere la luce a ottobre 2017. Al momento il working title è “I figli della tempesta”: sarà ambientato nella stessa lore del primo, ma con eventi e personaggi indipendenti, a una ventina d’anni di distanza da quanto narrato nel primo romanzo, che potrebbe diventarne una sorta di prologo. Comunque, ci tengo a sottolineare che le due storie si potranno leggere indipendentemente l’una dall’altra, con un arco narrativo autoconclusivo per entrambe. Scriverlo mi sta divertendo molto, soprattutto grazie ai due nuovi protagonisti, che questa volta sono due adolescenti, Nathaniel e Winter. Vorrei solo avere un po’ più di tempo per dedicarmici quanto meriterebbe!

Hai un messaggio per i tuoi lettori?
Quello che ho voluto dare anche nel mio romanzo: ognuno di noi è speciale; ognuno di noi è qui in questo mondo per un motivo: e trovarlo, questo motivo, equivale a trovare realizzazione e felicità. Ed è qualcosa per cui è giusto lottare, trovando anche il coraggio di uscire dalla “zona di comodo” per inseguire il proprio sogno. In fondo, io l’ho fatto, e oggi, guardandomi alle spalle, ne sono felice.

Grazie per aver partecipato a questa mia prima intervista. :)
Grazie a te della bellissima ospitalità, Diana!

Note biografiche autrice

Francesca Noto, classe 1977, nata e cresciuta a Roma, città dove tuttora vive con il marito e le due figlie, si è laureata a 22 anni in lettere antiche con indirizzo archeologico, ma subito dopo ha abbandonato le sue velleità da Lara Croft per diventare giornalista e traduttrice di romanzi e riviste. Appassionata di heroic fantasy, scherma medievale, equitazione, giochi di ruolo e videogiochi fin da bambina, è stata caporedattrice del magazine Pokémon Mania nonché docente di game design allo IED di Roma. Il suo lavoro e i suoi interessi l’hanno spesso condotta all'estero, in particolare negli Stati Uniti, paese a cui è molto legata. Il segno della tempesta, concepito nel periodo dell’università, abbandonato e ripreso più volte e poi concluso in tempi più recenti, è il suo romanzo d’esordio.




IL SEGNO DELLA TEMEPESTA LO TROVATE 

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